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Stat rosa pristina nomine

In un frammento precedente avevo parlato, tra le altre cose, dell'utilità delle categorie umane in relazione all'individualità degli eventi. Volevo precisare questo punto.  Considerazioni di questo tipo si inseriscono in un contesto filosofico molto più ampio: il problema degli universali . In breve, il problema è il seguente: gli esseri umani parlano di continuo usando concetti astratti, quali uomo, donna, montagna, pianeta, etc., che in gergo filosofico vengono chiamati universali . Ma il mondo contiene solo realtà individuali , quali quell'uomo, quella donna, quella montagna, quel pianeta, etc. La mente umana è in grado di riconoscere le similitudini tra diverse realtà individuali e inserirle in categorie generali, che sono utili sia al pensiero che alla comunicazione. La domanda che sorge spontanea però è: dove vivono queste astrazioni? In linea di massima ci sono tre opzioni (sto semplificando molto):  In una realtà al di là del mondo fisico, che Platone chiamava il mo

La struttura dell'universo

Il mondo è complesso, e per navigarlo l'uomo ha bisogno di schematizzare la sua infinita e caleidoscopica diversità in categorie distinte e ben definite. Questo non è di per sè un male, perché di fatto è l'unico modo che abbiamo di comprenderlo, il mondo, in quanto creature alla fin fine limitate, che non possono sperare di comprendere la Natura (almeno a livello intuitivo) per quello che è, ovvero una serie di accidenti, eventi che accadono senza che ci sia un motivo ben preciso, ma semplicemente per necessità logico-matematica.   Si badi bene che ciò non significa che il mondo è caotico e non ha alcuna legge riconoscibile. Al contrario, l'universo è governato da leggi ferree, che sono per l'appunto di tipo logico-matematico, ossia infrangibili. Il mondo ha dunque una struttura ben precisa e riconoscibile, ma è questa una struttura fondamentale di tipo matematico: le leggi della Natura governano entità fisiche fondamentali (campi e particelle) ma non hanno assolutament

L'ateismo sofferto

Mi definisco ateo. Non credo in Dio, ma il mio non è l'ateismo gioioso e arrogante dei quattro cavalieri del Nuovo Ateismo , i quali, crogiolandosi nella loro presunta superiorità intellettuale, ferocemente attaccano il pensiero religioso e giudicano il mondo senza divinità l'utopia ultima di una umanità finalmente libera e consapevole delle proprie capacità.  No, il mio è un ateismo sofferto con cui convivo male e che vorrei non mi appartenesse. Purtroppo, la mia conoscenza (superficiale e inadeguata, senza dubbio) del mondo mi porta a questa tremenda conclusione, e non riesco a credere col cuore a qualcosa che la ragione rifiuta, anche se così mi riuscirebbe probabilmente meglio vivere.  Innanzitutto, cos'è l'ateismo per me? Ateismo non significa non credere ad una divinità qualsiasi. Quello è semplice. Come Einstein e Spinoza, mi riesce facile credere ad una divinità impersonale e disincarnata, che si identifica molte volte con l'universo stesso, e a cui si confe

L'Amore di Dio

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L'amore di Dio di cui parla Olmi in questo bellissimo intervento non è l'amore per una persona cara; la mamma, il papà o un caro amico. È un amore più astratto, un amore di tipo "intellettuale", come dice anche lui. Un amore che si può afferrare con la ragione, ma è molto difficile, a meno di non essere santi o poeti, apprezzare con il cuore. È l'amore per il Creato e tutto ciò che esso contiene. È l'amore per le Leggi della Natura, eterne ed immutabili, e ciò che esse comportano: l'infinita complessità dell'universo e delle sue forme, la nascita della coscienza, la capacità stessa di meravigliarsi ed amare. È forse lo stadio più alto e sublime dell'amare: amare la Creazione, amare tutto, anche la sofferenza, anche il male.    È un amore che non riesco a provare.

Many-Worlds

Sometime back I wrote that the many-world interpretation of quantum mechanics entails the universe splitting every time a measurement is made.  That is completely wrong. Whatever you think about many-worlds, whatever your philosophical preconceptions are, you must admit that it's the most elegant interpretation of quantum mechanics, if you take its implications seriously (which the Copenhagen interpretation does not). Many-worlds takes the unitary evolution of the wavefunction at face value: there is no collapse - that is, the wavefunction always evolves according to the Schrodinger equation - and therefore no special observer that causes the collapse. The apparent randomness of quantum processes is due to decoherence : the measurement apparatus and the quantum system become entangled and almost immediately decohere, meaning that the many different combinations of measurement and state giving rise to that particular measurement effectively decouple and stop interfering with each ot

GPT

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 This is an excerpt from one of my conversations with ChatGPT: It's not that I'm bothered by its answer to my first question, and that it got it wrong. What bothers me is that GPT, despite being an incredible milestone in conversational AI, is still incapable of understanding context , which is what humans are instead so good at.  The snippet above (I have many more) convinces me more than anything else that large language models, however impressive, do not display any kind of true intelligence or comprehension, and never will, due to their structural constraints. GPT is capable of providing plausible sounding replies to a wide variety of questions by scanning through an immense knowledge corpus, but if the question is misleading or unanswerable, GPT will still give it its best shot by conjuring up some kind of plausible sounding answer, instead of recognizing the fact that there might be no answer, or that we lack the information to provide a meaningful one. This is what a rea

Superdeterminism

The more I think about quantum mechanics the more I find it disturbing.  I'm part of a minority who thinks quantum mechanics is not a fundamental description of reality but merely a statistical approximation of an underlying deterministic dynamics, and all of the quantum weirdness people keep talking about is merely the result of our own ignorance on how the world works at the most basic level.  It's not a popular view. The defenders of quantum mechanics as a fundamental description of physical reality usually bring up Bell's Theorem as the final nail in the coffin of such vain hopes, and with reason. Bell's Theorem is a brilliant and extremely powerful result which greatly constrains any theory that wishes to replace quantum mechanics. Technically, Bell's Theorem derives an upper bound on the amount of correlation between the outcomes of two statistically independent measurements in deterministic theories that obey local realism. This bound is experimentally viola