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Showing posts from January, 2024

Stat rosa pristina nomine

In un frammento precedente avevo parlato, tra le altre cose, dell'utilità delle categorie umane in relazione all'individualità degli eventi. Volevo precisare questo punto.  Considerazioni di questo tipo si inseriscono in un contesto filosofico molto più ampio: il problema degli universali . In breve, il problema è il seguente: gli esseri umani parlano di continuo usando concetti astratti, quali uomo, donna, montagna, pianeta, etc., che in gergo filosofico vengono chiamati universali . Ma il mondo contiene solo realtà individuali , quali quell'uomo, quella donna, quella montagna, quel pianeta, etc. La mente umana è in grado di riconoscere le similitudini tra diverse realtà individuali e inserirle in categorie generali, che sono utili sia al pensiero che alla comunicazione. La domanda che sorge spontanea però è: dove vivono queste astrazioni? In linea di massima ci sono tre opzioni (sto semplificando molto):  In una realtà al di là del mondo fisico, che Platone chiamava il mo

La struttura dell'universo

Il mondo è complesso, e per navigarlo l'uomo ha bisogno di schematizzare la sua infinita e caleidoscopica diversità in categorie distinte e ben definite. Questo non è di per sè un male, perché di fatto è l'unico modo che abbiamo di comprenderlo, il mondo, in quanto creature alla fin fine limitate, che non possono sperare di comprendere la Natura (almeno a livello intuitivo) per quello che è, ovvero una serie di accidenti, eventi che accadono senza che ci sia un motivo ben preciso, ma semplicemente per necessità logico-matematica.   Si badi bene che ciò non significa che il mondo è caotico e non ha alcuna legge riconoscibile. Al contrario, l'universo è governato da leggi ferree, che sono per l'appunto di tipo logico-matematico, ossia infrangibili. Il mondo ha dunque una struttura ben precisa e riconoscibile, ma è questa una struttura fondamentale di tipo matematico: le leggi della Natura governano entità fisiche fondamentali (campi e particelle) ma non hanno assolutament

L'ateismo sofferto

Mi definisco ateo. Non credo in Dio, ma il mio non è l'ateismo gioioso e arrogante dei quattro cavalieri del Nuovo Ateismo , i quali, crogiolandosi nella loro presunta superiorità intellettuale, ferocemente attaccano il pensiero religioso e giudicano il mondo senza divinità l'utopia ultima di una umanità finalmente libera e consapevole delle proprie capacità.  No, il mio è un ateismo sofferto con cui convivo male e che vorrei non mi appartenesse. Purtroppo, la mia conoscenza (superficiale e inadeguata, senza dubbio) del mondo mi porta a questa tremenda conclusione, e non riesco a credere col cuore a qualcosa che la ragione rifiuta, anche se così mi riuscirebbe probabilmente meglio vivere.  Innanzitutto, cos'è l'ateismo per me? Ateismo non significa non credere ad una divinità qualsiasi. Quello è semplice. Come Einstein e Spinoza, mi riesce facile credere ad una divinità impersonale e disincarnata, che si identifica molte volte con l'universo stesso, e a cui si confe